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ALIMENTI E LORO COMPOSIZIONE
Il segreto di tutte le cose è la conoscenza. Per raggiungere il benessere, per la perdita del peso, per mettere in pratica la nostra dieta (intesa come regime alimentare) è importante conoscere la composizione degli alimenti. La composizione degli alimenti ci indica quanti carboidrati, proteine, grassi e calorie sono contenuti in ciò che mangiamo.
I valori indicati fanno riferimento a 100 g di prodotto.
LA SINDROME metabolica è un quadro clinico frequente, che colpisce circa il 20-25% della popolazione generale, ed è caratterizzata dalla coesistenza di alterazioni multiple ad alto rischio cardiovascolare, quali obesità viscerale, dislipidemia con alti livelli di trigliceridi e bassi livelli di hdl colesterolo, alterazioni del metabolismo glucidico ed ipertensione arteriosa.
alla base di questa sindrome si ritrova una resistenza all’azione dell’ insulina, accompagnata da uno stato pro-infiammatorio e pro-trombotico.
risultano inoltre aumentati i livelli circolanti di acidi grassi liberi, angiotensina ii ed adipochine, che mantengono lo stato dismetabolico alla base di tale sindrome
negli ultimi anni è stata documentata un’aumentata prevalenza della sm nei bambini e negli adolescenti, parallelamente al diffondersi dell’obesità nella popolazione generale; è comunque descritto che la prevalenza della sm aumenti con l’età, con un picco tra i 50 e 60 anni .
in italia, la sindrome metabolica interessa circa il 25% degli uomini e addirittura il 27% delle donne, che equivalgono a circa 14 milioni di individui.
studi recenti dimostrano che pazienti affetti da sindrome metabolica presentano un rischio aumentato di 2-3 volte, rispetto alla popolazione generale, di sviluppare complicanze cardiovascolari ed ictus, e un rischio aumentato di 5 volte di sviluppare diabete mellito di tipo 2
diversi termini, oltre a quello di sindrome metabolica (sm), sono stati coniati negli anni per definire questa associazione di fattori di rischio, che comprende obesità addominale, insulino-resistenza, dislipidemia e ipertensione arteriosa: sindrome x , deadly quartet , sindrome da insulino-resistenza .
il termine “sindrome metabolica” sembra risalire agli anni cinquanta, ma è divenuto di uso comune a partire dal 1970.
il medico marsigliese jean vague, nel 1947, aveva notato che le persone affette da obesità erano maggiormente predisposte a diabete, aterosclerosi, gozzo e calcolosi urinaria.
nella seconda metà degli anni sessanta, avogaro e di crepaldi descrissero sei pazienti con moderati segni di obesità, ipercolesterolemia e una marcata ipetrigliceridemia, che miglioravano con una dieta ipocalorica povera di carboidrati.
nel 1977, haller usò il termine "sindrome metabolica" per indicare l’ associazione tra obesità, diabete mellito e steatosi epatica, in aggiunta ai fattori di rischio dell' aterosclerosi.
nello stesso anno, singer usò lo stesso termine per indicare un cluster di obesità, gozzo, diabete mellito e ipertensione arteriosa.
nel 1988, gerald m. reaven ha definito “sindrome x” l’associazione di insulino-resistenza, iperinsulinemia, stato pre-diabetico o diabete mellito di tipo 2 conclamato, dislipidemia, obesità centrale, iperuricemia e ipertensione arteriosa, considerandola una condizione clinica che precede lo sviluppo di complicanze cardiovascolari. pertanto, ad essa si associa un'aumentata incidenza di cardiopatia ischemica, di disfunzioni del ventricolo sinistro e di scompenso cardiaco. tutto ciò comporta un forte incremento del rischio di mortalità per cause cardiovascolari .
nel 1998-99, l’oms stabilì i criteri diagnostici della sm, sottolineando il ruolo dell’insulino-resistenza come fattore di rischio dominante (tabella 1). l’evidenza di uno stato di insulino-resistenza venne giudicata necessaria per la formulazione della diagnosi. la resistenza insulinica può essere dimostrata come presenza di diabete mellito di tipo 2, alterata glicemia a digiuno (ifg), ridotta tolleranza ai carboidrati (igt).
per formulare la diagnosi, oltre alla dimostrazione di uno stato di insulino-resistenza, viene richiesta la presenza di almeno due dei seguenti criteri:
- indice di massa corporea (bmi) > 30 kg/m2 o rapporto circonferenza vita-circonferenza fianchi > 0,9 (nel maschio) e > 0,85 (nella femmina),
- trigliceridi > 150 mg/dl
- livelli plasmatici di colesterolo hdl < 35 mg/dl (nell’uomo), < 39 mg/dl (nella donna),
- valori di pressione arteriosa > 140/90 mmhg,
- presenza di microalbuminuria (u-aer > 20 g/min o albumina/creatinina > 30 mg/g).
successivamente il national cholesterol education program – third adult treatment panel (atpiii) americano modificò i criteri diagnostici della sindrome (tabella 1).
infatti, non era prevista come necessaria per la diagnosi la presenza di un singolo fattore, anche se venne posto l’accento sull’importanza dell’ obesità addominale, quale indicatore di rischio per la sm.
per la diagnosi di sm secondo l’atpiii è richiesta la presenza di almeno tre dei seguenti criteri:
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- circonferenza vita > 102 cm (nell’uomo) e > 88 cm (nella donna),
- trigliceridi > 150 mg/dl,
- colesterolo hdl < 40 mg/dl (nel maschio) e < 50 mg/dl (nella femmina), pressione arteriosa > 130/85 mmhg,
- glicemia a digiuno > 110 mg/dl o la presenza di diabete mellito 2 .
infine, i più recenti criteri diagnostici per la sm sono stati proposti nel 2005 dall’idf (international diabetes federation) (tabella 1).
per formulare la diagnosi si richiede come condizione necessaria, ma non sufficiente, la presenza di obesità addominale, che viene definita con diversi cut-off di circonferenza vita a seconda del gruppo etnico di appartenenza del paziente (per gli europei > 94 cm nel maschio e > 80 cm nella femmina).
per la diagnosi, oltre alla presenza dell’obesità centrale, devono essere associati almeno due tra i seguenti criteri:
- trigliceridi > 150 mg/dl,
- livelli di colesterolo hdl < 40 mg/dl (nel maschio) e < 50 mg/dl (nella femmina) o terapia ipolipemizzante,
- pressione arteriosa > 130/85 mmhg o terapia anti-ipertensiva,
- glicemia a digiuno > 100 mg/dl o pregressa diagnosi di diabete mellito di tipo 2.
l’ idf si propone, attraverso questi nuovi criteri diagnostici, di fornire uno strumento rapido e facilmente utilizzabile nella pratica clinica per individuare soggetti con aumentato rischio cardiovascolare e di diabete mellito di tipo 2.
la tabella 1 mostra il confronto dei criteri diagnostici per la sm fra oms, atpiii e idf. nonostante venga riconosciuta l’importanza dell’insulino-resistenza quale componente della sm, l’atpiii e l’idf non ne richiedono la presenza per porre diagnosi, date le difficoltà nell’essere misurata nella quotidiana pratica clinica a differenza dell’obesità addominale.
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L’obesità
oggi rappresenta una delle patologie a piu’ alto impatto epidemiologico basti pensare che 1 persona su 3 e’ obesa, i bambini in sovrappeso in italia sono 138.000 .
la maglia nera spetta purtroppo alla campania, come si evince in un rapporto redatto dall’ adi associazione italiana di dietetica e nutrizione in vista dell’obesity day svoltosi recentemente il 10 e 11 ottobre scorso e pubblicato su 100 scienze,
che dice che ci sono in campania 18 bambini su 100 in sovrappeso e 21 obesi.
la maglia bianca va invece alla basilicata con una percentuale del 6%.